Stress: si salvi chi può!… E ora si può!
“Stress”: in inglese significa sforzo, tensione. In medicina e in psicologia si riferisce ad un particolare stato: quello in cui si trova un organismo di fronte a pericoli e difficoltà percepite come minacce al suo normale equilibrio psico-fisico.
In realtà la vita è, per definizione, un succedersi di stress per il semplice fatto che “vita è movimento”. Ciò comporta che siamo di continuo esposti a cambiamenti. E questi ci richiedono, per poter ritrovare il nostro equilibrio, sforzi di adattamento più o meno difficili ed importanti.
È ovvio che non tutti i cambiamenti sono vissuti come minacciosi: tutto dipende dalla valutazione che ne fa l’individuo in base alla loro potenziale pericolosità e alla propria capacità di farvi fronte.
Gli eventi/situazioni che vengono riconosciuti come potenziali minacce sono chiamati fattori di stress (stressori).
I fattori di stress possono essere sia fisici che psichici.
Sono fattori di stress fisico:
- dolore fisico intenso o prolungato;
- caldo o freddo estremi;
- traumi o abusi;
- infezioni e processi infiammatori.
Sono fattori di stress psicologico:
- paura;
- senso di sconfitta;
- umiliazione;
- delusione;
- gioia estrema.
La cosa interessante è che il cervello non fa differenza tra minacce reali e minacce mentali (pensate o immaginate): mette sempre in atto la “reazione attacco/fuga” descritta da Walter Cannon nel 1920. Infatti, in alcuni casi, il timore di un’interrogazione a scuola può suscitare la stessa reazione che scatenerebbe la vista di un lupo inferocito. Questa limitazione del cervello ha una grande importanza nella comprensione degli attacchi di panico.
Questa reazione è avviata dall’ipotalamo, in particolare dall’amigdala, che svolge un grande ruolo per quanto riguarda l’emotività individuale.
Quando siamo sotto un qualsiasi stress l’ipotalamo segnala la necessità di entrare in modalità “attacco/fuga”. E così prende il via una catena di reazioni che generano la produzione di cortisolo, adrenalina e noradrenalina.
Questi ormoni provocano i cambiamenti fisiologici da noi tutti sperimentati nei momenti di pericolo e difficoltà:
- la respirazione si accelera;
- il sangue viene deviato verso i muscoli di tutto il corpo che si tendono, pronti per la corsa e la lotta;
- le pupille si dilatano;
- la consapevolezza si intensifica;
- la vista si acuisce;
- il battito del cuore accelera;
- la percezione del dolore diminuisce;
- il sistema immunitario si attiva maggiormente;
- si controlla l’ambiente per non farsi sorprendere dal nemico.
Queste reazioni allo stress sono presenti in ogni individuo: sono genetiche perché progettate per la sopravvivenza della specie. Ma le situazioni stressanti non sono tutte uguali. E né sono vissute da tutti nello stesso modo. L’impatto che avranno sulla persona dipende dalla durata, dall’intensità e dallo stato psicofisico individuale.
Lo stress è considerato:
– acuto: se dura minuti o ore; si tratta essenzialmente di episodi isolati;
– sub-acuto: se la situazione/evento non supera il mese;
– cronico: se il fattore di stress perdura mesi ed anni.
Lo stress acuto corrisponde alla prima fase, detta di “allarme“. In essa l’organismo attiva le sue difese predisponendosi all’attacco o alla fuga. Ma appena sente il pericolo cessato torna al suo normale equilibrio psicofisico. Corpo e mente ritrovano la calma.
Ciò succede perché questo tipo di esperienza comporta un grande impegno fisico, particolarmente a livello muscolare. E proprio grazie a questa attività fisica l’organismo può liberarsi degli ormoni dello stress rilasciati e tornare all’equilibrio precedente.
In tal caso lo stress è positivo, svolge la funzione affidatagli da Madre Natura: ci aiuta a difenderci dai pericoli e ad adattarci ai vari cambiamenti di cui è piena la vita. Tuttavia, nel tempo, alcuni adattamenti possono complicarci la vita e generare difficoltà e sofferenze.
Lo stress sub-acuto corrisponde a una seconda fase, detta di “resistenza e adattamento”: lo stato di allarme e la lotta per la sopravvivenza continuano. Ci può essere un parziale adattamento; ma con gran dispendio energetico e penalizzazione dell’organismo: prima fra tutte, una sovrapproduzione di cortisolo che produce la soppressione delle difese immunitarie. Gli adattamenti parziali pesano, oltre che sul fisico, anche a livello psicologico. Con conseguenze comportamentali disadattative a livello affettivo-relazionale e sociale.
Lo stress cronico corrisponde alla terza fase, detta di “esaurimento”: la resistenza si prolunga senza raggiungere un adattamento, ossia un nuovo equilibrio.
La cronicità dello stress produce l’esaurimento della ghiandola surrenale che diventa sempre meno in grado di produrre i suoi ormoni: ed ecco l’esaurimento.
Particolarmente grave per le sue conseguenze è la soppressione del sistema immunitario.
Tra gli effetti collaterali della sindrome da stress vi sono:
– problemi d’insonnia e di sonno ristoratore;
– peggioramento dell’umore, fino alla depressione;
– problemi nella vita relazionale.
– “fame nervosa”, tristemente nota, che induce a mangiare di continuo con tutte le conseguenze negative, tra cui obesità e sovrappeso.
Abbiamo detto che gli stress acuti durano poco e l’equilibrio viene ripristinato appena il fattore di stress cessa.
Ci sono però dei casi in cui purtroppo lo stress si trascina anche a lungo. Questo accade quando allo stress acuto si sovrappone un altro fattore di stress meno intenso, ma più duraturo.
Basta pensare ai terremotati: come può sentirsi una persona fortunatamente sopravvissuta ad un terremoto, se non fanno che arrivare scosse di assestamento, anche se piccole?
Esiste anche il caso in cui una persona è vittima di una sequela di stress acuti… una specie di “Pasqualino Passaguai”: non farà mai in tempo a ripristinare il suo equilibrio psico-fisico ed avrà problemi simili a quelli dello stress cronico.
Purtroppo, specifici eventi traumatici a parte, la vita frenetica di oggi è obiettivamente stressante per tutti, specie nei grandi centri urbani. Ed è per questo che I disturbi psicosomatici sono talmente frequenti che molte persone finiscono per considerarli “normali” come facenti parte della propria costituzione. Chi non ha sentito persone dire:
1) io, per dormire, prendo il mio bravo sonnifero e vado alla grande;
2) spesso ho bisogno del mio lassativo, che mi risolve che è una meraviglia;
3) la cervicale mi dà fastidio, ma con la mia pillolina magica la sistemo subito;
4) soffro di mal di testa; ma uso da sempre un prodotto che me lo fa sparire in un attimo;
5) ogni tanto mi viene l’herpes; ma con la mia cremina lo sistemo in un baleno;
6) io vedo sempre il bicchiere mezzo vuoto;
7) dormirei solamente, tutto mi pesa, la vita è uno schifo, ecc. …
Per la verità, alcuni di essi si accorgono che questi “regalini” arrivano loro dopo qualcosa di particolarmente stressante: un super-lavoro che ha generato tanta ansia e/o stanchezza; una discussione antipatica; una sequela di contrarietà, una brutta notizia, l’aver visto tutto a fosche tinte; ecc.
Quello che non si chiedono, però è: perché ad altre persone in analoga situazione queste cose non capitano? Probabilmente perché dentro di loro credono di conoscere già la risposta: il loro fisico è meno robusto. Sarà proprio solo questo? Altre domande che non si fanno sono: allora, come reagirebbe il mio fisico se la situazione ambientale dovesse peggiorare ancora? Non sarà forse il caso di prendere dei provvedimenti?
Alcuni di questi arrivano a non farcela più con i problemi di sonno, ansia e depressione: ricorrono al neurologo o allo psichiatra per un aiuto a livello chimico. Ciò, è ovvio, implica la convinzione che il problema sia di origine organica.
Ci sono anche altri, sofferenti di stress cronico, apparentemente ingiustificato a livello ambientale, quindi difficilmente diagnosticabile come tale. Queste persone hanno vere e proprie malattie o disturbi psicosomatici non banalizzabili: le loro sofferenze vengono di solito attribuite a fragilità fisica e trattati, giustamente, come la patologia organica richiede. Il problema è che in genere non si pensa di andare all’origine del problema: perché le difese immunitarie non hanno funzionato? Cosa ha facilitato l’insorgere della malattia?
Nessuno nega che l’insorgere dei problemi fisici abbia una componente genetica. Ma non si è ancora radicato il fatto, ormai provato a livello scientifico, che lo scatenarsi delle varie malattie dipende da molti altri fattori: ambiente più o meno salubre, stile di vita, alimentazione e serenità interiore.
Tra questi fattori il meno preso in considerazione, e forse il più importante, è proprio l’ultimo che ho citato.
Per comprendere bene il rapporto “stress-salute”, sia fisica che psichica, è bene tener presente che:
– lo stress fa produrre cortisolo, anche detto “ormone dello stress”;
– l’eccesso di cortisolo abbassa le difese immunitarie ;
– tutti siamo stati soggetti a microtraumi infantili che, data l’età, sono stati vissuti come stress importanti;
– questi imprimono, nella memoria emotiva, emozioni indelebili : purtroppo il più delle volte sono negative;
– tali emozioni dolorose comportano adattamenti psico-fisici spesso disadattativi perché concepiti dal cervello infantile ;
– tali adattamenti, sostenuti dalle emozioni dei microtraumi infantili, si evidenziano sotto forma di aspetti problematici del SÉ, del carattere e della personalità;
– la nostra serenità interiore “fondamentale” è in larga misura proporzionata alla presenza o meno di tali aspetti dentro di noi;
– poiché “la goccia fa traboccare il vaso”, meno siamo sereni dentro, più sopportiamo male le contrarietà e le fatiche del quotidiano: ci stressano facilmente e ci fanno produrre cortisolo.
Di conseguenza, chi vive ignaro, portandosi dentro i microtraumi infantili e/o traumi del passato, con tutte le emozioni negative e relativi adattamenti, si stressa molto più di altri: produce cioè molto più cortisolo.
Questo spiega perché ciò che per alcuni è solo una contrarietà diventa, per altri, fonte di grande sofferenza, un tale stress da far ammalare o, quanto meno, rendere la vita un inferno.
La vita di oggi presenta continue situazioni stressanti. Verrebbe quindi naturale aiutarci cercando di evitare tutti quei fattori in grado di innescare le malattie per cui siamo predisposti.
In effetti, molte persone hanno ormai abbandonato il fumo. Parecchi cercano di alimentarsi nel modo più sano possibile, ma non sono certo una maggioranza. Bisogna poi dire che le leggi e l’industria alimentare rendono complicato raggiungere l’obiettivo. Altri si aiutano facendo esercizio fisico, praticando yoga, meditazione ed altre discipline orientali. La maggior parte di queste persone hanno una cosa in comune: concepiscono l’uomo come un’unità psicofisica in cui corpo e mente sono interdipendenti ed in continua interazione.
Le antiche medicine si rivolgevano all’intera persona; pensiamo alla medicina cinese, all’ayurvedica, ad Ippocrate ed agli antichi romani di cui ci è rimasto il detto “mens sana in corpore sano”.
E poi cosa è successo? Come mai la maggior parte delle persone, specie quelle che più contano, non tengono in alcuna considerazione il benessere interiore? Come mai non se ne curano sia a livello preventivo che curativo? Figurarsi poi per migliorare la qualità della vita delle persone…
Il fatto è che fin dall’antichità ci sono state sempre due correnti di pensiero rispetto al rapporto mente-corpo. Ed attualmente, pur essendo stata provata la loro interdipendenza a livello scientifico, ci portiamo ancora dietro il modo di pensare invalso in Europa per secoli.
La noncuranza attuale per la psiche, per il nostro mondo interiore è figlia del pensiero dualistico (scissione mente-corpo). Questo si è molto radicato grazie al peso culturale e storico-sociale dei suoi sostenitori: Aristotele, Cartesio, il cristianesimo, gli ideologi francesi e la rivoluzione industriale.
In effetti dopo la rivoluzione industriale la medicina si è rivolta solo al corpo, tacciando tutto il resto di anti-scientifico: diventò sempre più settoriale e specializzata nella conoscenza dei vari organi e loro patologie. In tal modo si allontanò sempre più dalla cura della totalità della persona.
Poi giunse Freud con i suoi studi sull’inconscio, sull’isteria e la “conversione d’organo”: la strada della psicosomatica fu aperta.
Ma giunsero anche il nazismo, il fascismo ed i regimi basati sul materialismo storico: il mondo interiore con le sue emozioni fu messo al bando, assieme a psicoanalisi e psicoanalisti. Questi regimi promossero il culto della bellezza e possanza fisica, della forza fisica, della volontà del carattere, della personalità forte. Dolcezza e tenerezza erano bandite perfino in famiglia. Ogni minima forma di debolezza e difetto erano inaccettabili ed imperdonabili.
Mussolini, Hitler e Marx: la triade dalla scia che ancora ci invischia. In questo clima ci si poteva permettere di dire di star male dentro? Di soffrire per cose che gli altri sapevano affrontare senza tanti problemi? No, quello che si poteva fare era solo bandire l’introspezione, non stare ad ascoltare il proprio animo, mentirsi spudoratamente sulla propria identità interiore: le emozioni si agivano, ed i relativi comportamenti erano pura espressione del carattere e della personalità con cui si era nati.
In realtà, quest’atteggiamento è ancora molto comune. Eppure i tempi sono cambiati… Ma dei buoni motivi ci sono: le abitudini, specie se condivise a livello sociale, sono dure a morire:
- molti dei nostri problemi emotivi ed affettivo-relazionali hanno origine nell’inconscio, per cui li sentiamo, ma non vi abbiamo accesso: per liberarsene ci vuole un aiuto adeguato;
- la classe medica è in gran parte ancora scettica sull’esistenza dell’inconscio. Per fortuna, qualcosa sta iniziando a cambiare: alcuni medici quando ritengono che un disturbo sia d’origine psicosomatica consigliano al paziente di unire alla cura farmacologica un trattamento di tipo psicologico;
- la prova scientifica dell’esistenza dell’inconscio, ottenuta da ricercatori in neuroscienze, è piuttosto recente: quindi non ancora di dominio pubblico.
È dovere morale di chi sa, diffondere queste informazioni.
Curare il nostro benessere psicofisico si può, ed è di gran lunga meno impegnativo anche di pochi anni fa.
Conviene sia per la salute che per la qualità della vita; ma purtroppo non è possibile farlo con il solo uso della volontà.
Stiamo parlando, in massima parte, della memoria di dolorosi episodi dell’infanzia. Essi di solito sono caduti nel dimenticatoio dell’amnesia infantile oppure sembrano ormai privi d’importanza. Invece sono emotivamente vivi: se continuamente riattivati, anche da banali difficoltà ambientali, sono in grado di provocare il logoramento tipico dello stress cronico.
Un caso reale: http://www.marcelladelpezzo.com/casi-clinici/stress-cronico-diana/
Per approfondimenti:
http://www.marcelladelpezzo.com/articolo/microtraumi-infantili-si-salvi-chi-puo/
http://www.marcelladelpezzo.com/articolo/microtraumi-infantili-intervista/
Vuoi scoprire quanto potresti essere meno stressato?
Ho letto il caso clinico dello stress cronico, e ci ho ritrovato molte cose di me e della mia situazione.
Cosa può fare la Sua terapia ReEM per tutto questo?
E, ancora, ci sono altre tecniche per affrontare le conseguenze di uno stato di stress cronico?
E per i casi di stress acuto?
Generalmente sono afflitti da stress cronico i soggetti che affrontano con ansia eccessiva le incombenze della vita. Particolarmente quando si tratta di ansia di perfezionismo, ovvero desiderio di compiacere tutti.
Queste persone inevitabilmente vengono sfruttate da tutti, per cui fanno una vita faticosissima senza trarne alcuna soddisfazione, poiché nessuno mostra loro gratitudine, ritenendo che agiscano per bisogno personale.
La ReEM riesce a rimuovere le emozioni collegate ai traumi o microtraumi originari che hanno prodotto le credenze ed i valori errati che condizionano i comportamenti che conducono allo stress. In tal modo l’attitudine a farsi sfruttare e al vivere tutto come una questione di vita o di morte viene abbandonata e la vita comincia ad essere vivibile.
Sia per lo stress, come per tutte le altre patologie, le tecniche a mio parere più efficaci sono quelle di ultima generazione, basate sulle acquisizioni delle neuroscienze: Ipnosi Vigile Regressiva, EMDR e Psych-K®, purché condotte da uno psicoterapeuta esperto.
Per lo stress acuto necessita un’attenta investigazione sugli eventi traumatici del presente: se è stress post-traumatico è consigliabile la metodica EMDR, se invece la traumaticità dell’evento presente è aggravata da esperienze remote può essere più indicato un trattamento che utilizzi anche l’Ipnosi Vigile Regressiva e Psych-K®.